Anna staccò presto di lavorare quel pomeriggio, era commessa
part -time, il diploma di contabile messo lì per bellezza nel mobile bello in
cucina,’ sudato’ e inutilizzabile, per ora serviva cappuccini e panini al bar
della stazione , uno stipendio da fame, alla lettera, finché durava, l’altra
commessa stava per partorire e lei la sostituiva, ma si sapeva che stava per
ritornare, fisso, il lavoro non si trova neanche a morire , sfido che sbologna
il pupo e ritorna, e lei ‘in bicicletta’, come si dice , a cerchiare a matita
le inserzioni sul giornale , tempo sprecato, pensava. Doveva trovarsi con
Giovanni, per lei Gigio, come Topo Gigio, lungo lungo magro magro, orecchie a
sventola, appunto, e buono come il pane, anche troppo, incontrato in biblioteca
tra compagni di scuola, visto e preso, era
laureato in Legge ed aveva trovato uno straccio di lavoro in un ufficio legale,
sgobbate tante ,pochi soldi e niente certezza di stabilità e sicurezza.
Immaginava di andare via, negli ‘States’, densi di possibilità a chi ha olio di
gomito, impegno e un po’ di fantasia, ma rimaneva qui, in Italia , affossata da pastoie burocratiche e raccomandazioni sottobanco. E quindi lavorava
mattina , pomeriggio e qualche volta alla sera, a compilare 730 e CUD per i
pensionati all’oratorio , ‘a gratis’ perché ci credeva, o forse perché era ancora ‘duro e puro’ e tanto,
tanto giovane… I ragazzi si volevano
bene, sognavano sogni comuni, invecchiare insieme con tanti amici, la striminzita
pausa pranzo sembrava un’eternità di coccole per Anna, che stretta al suo
braccio disegnava con le dita una casetta davanti al cielo, un minuscolo nido
protetto dalle temperie dell’ esistenza. Gigio la guardava adorante e si
sentiva al settimo cielo, come fossero in
una favola bella , ‘e vissero per sempre felici e contenti’, nonostante le loro
vite precarie. Avevano bisogno di una
casa, non due ore nell’ultima fila di un cinema, non erano abbastanza i sospiri
nell’oscurità di un film anonimo, la scomodità del sedile posteriore di una
Golf scassata, fantasticavano ‘due locali uso cucina’, una mansardina per raccontarsi all’infinito il loro amore. Avevano visto una casa, vecchiotta e da
mettere a posto, Anna e Gigio vedevano i
muri spogli e pensavano già quali mobili metterci , i libri d’università e le
ricette di cucina, il divano con i puff colorati , un cuscino per Micio, il gattone di Anna e soprattutto il letto , non una panchina nel
parco , un letto ‘vero’, da baciarsi, finalmente, in santa pace ! L’impiegato
dell’agenzia immobiliare aveva sparato una cifra per loro astronomica, ‘ Ma siamo a Milano, è
una zona periferica ma arriverà l’Expò,
di sicuro questo ‘anziano’ immobile si rivaluta al mille per cento, un affare,
veramente!’ .E loro pensavano al futuro, ai vestiti riciclati di seconda mano
al mercatino , una stiratina onorevole e
via, mettere da parte tot euro per la spesa al discount, aspettare alla cassa
salutando l’impiegato del piano di sopra o l’anziano con il carrellino in mano
e il borsellino con i soldi contati, l’Expò diventava una favola amara sbandierata
a mò di fanfara a tanta gente che faceva
fatica non a vivere , a sopravvivere. Gigio e Anna avevano parlato con i loro
genitori, ma vivevano di pensione, li avrebbero aiutati , ma ci voleva un mutuo
trentennale in banca, trent’anni di patemi per la casa tra le nuvole, così
avevano preso l’appuntamento con il funzionario di una Finanziaria per
‘accendere’ il mutuo, trenta candeline di difficoltà e incognite nei trenta compleanni
che farebbero venuti.. Tenendosi per mano entrarono nell’ufficio Prestiti e Mutui , il
funzionario, barbetta grigia ed occhiali tondi da ragioniere, guardò con attenzione gli
stipendi dei due ragazzi, valutò rischi e prospettive future, e disse loro che
erano ‘inaffidabili’ per aprire il mutuo, c’erano troppe incertezze lavorative per pagare con puntualità le rate per tanto
tempo. Punto, e arrivederci. E si salutarono con un bacio, di rabbia e
delusione, l’ennesimo bacio rubato sulla
solita panchina sotto casa , guardando la casa tra le nuvole allontanarsi
via, lontano, e incombere la notte, di spirito e di pensiero, arrivare all’improvviso in loro e in
tutti , tutti noi anime sospese.
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