sabato 13 settembre 2014

LA CHIMERA


Sera d'estate di lampi e di bufera, il piccolo peschereccio oscillava tra flutti beffardi,come la morte ,amarissima ,che toccava in sorte ai vecchi marinai , abituati a resistere alla fatica non a sprofondare nel blu, risucchiati dalle alghe, sbranati dagli squali , addormentarsi senza sogni e senza liberazione , salvi o dannati per sempre, cullati dal mare ,eterno bambino . La tempesta era alle porte, il vento ululava tra le sartie brunite e lise per gli acciacchi del tempo,un diluvio d'acqua squassava la fragile barca fin dalle radici dell'antico legno , inutile accatastare sacchi di zavorra , per lottare, per vedere il sole, ad asciugare pioggia e lacrime, era vano resistere,chi poteva scappava via, prendeva il largo con l'ultima scialuppa, in balia della fortuna. Nella plancia di comando il capitano restava lì a combattere , le gocce salmastre come schiaffi sul volto scavato , cercando una via di fuga tra il dedalo di scogli altissimi mentre la ripida scogliera lo aspettava, paziente. Non aveva scampo e lo sapeva, solo , piegato alla mercè di Dio e della Natura, guardava la marea che ribolliva, schiumava, puledri impazziti senza controllo, acqua sopra e acqua sotto, ascoltava i muggii dolorosi della 'sua' nave, avevano viaggiato insieme per i porti di mezzo mondo, e soffriva. E vedeva la sua fine, sommerso , perdonato , in pace, forse. Però non aveva paura. Il viso era stanco, la barca s'affossava sempre più , guardava il mare che saliva e saliva ma era felice, pazzo e contento, cercava più su, oltre le rocce maligne , inseguendo un sogno, gli occhi come diamante, il corpo, bello e terribile, di un essere fantastico, donna e, insieme ,serpente e leonessa spietata, voleva lei, la Chimera! L'aveva vista per un attimo nel mare in bufera , voleva afferrarla, averla, come in una lotta mortale farla sua, nell'anima e nel pensiero, possederla all'infinito, condottiero sulle onde e nella vita.Così, si armò di coraggio e follia e condusse la sua barca in mezzo agli scogli, la nave si spezzò in mille pezzi, agonizzò come persona viva, e dolente, rantolò tra gli spruzzi del salino irruente e morì con azzurro schianto . E morì il capitano,le mani serrate sul timone, affogato, perduto, vide il sorriso innocente e ferino di Lei, immortale, e vincente.