A scuola ho balbettato impegni improbabili e sono
andata, senza appuntamento, senza niente di niente al CAF della mia zona, ormai
mi salutano come se fossi un’amica, sono tre mesi che giro per il 730 di mia
madre, poi per il RED , poi per la Tasi e avanti così , mia mamma cammina
avanti e indietro con il girello tra le stanze di casa, mi ‘stende’ come acqua fresca ma è comunque
debole, ed io , dea Kalì con tante braccia mi fiondo per i negozi cercando
pillole per la pressione o due etti di crudo, che fa sangue, il mio sangue,
temo! Siamo in ballo per l’invalidità di mia madre, ‘sto benissimo’ diceva, ma
l’età e una sequela di malanni, anche seri, ci hanno convinto ad avviare la
pratica, sperando che dopo quintali di moduli, visite mediche
impersonali e umilianti, mesi di attesa, forse, ripeto forse, prenderà quattro
spiccioli, giusto per pagare il taxi per gli esami di controllo , siamo ’fuori
nel ‘tunnel-la-la’, ma tasse e rincari su ogni cosa li paghiamo tutti
noi, ‘We, the People’ dell’Italia in
miniatura, noi persone ‘trasparenti’, che non hanno diritti, ma tanta, tanta
pazienza… Aspettavo in coda tra le altre persone nel piccolo ufficio dei
Sindacati, leggendo e rileggendo un’altra volta la lettera dell’Inps per
l’invalidità di mia madre. Erano dieci pagine burocratiche e fumose per me e
per tutti, che non sappiamo niente di cose fiscali , vagamente ambigue, ma bastano
a togliere i pochi euro che ci spettano, di fatto e di diritto, grazie a un
lillipuziano e bastardo codicillo a piè di pagina , ma, di grazia , una persona
semplice, o poco pratica, come fa? Così sudavo e aspettavo , e guardavo la
gente rassegnata . Vicino a me c’era una
signora ancora giovane con la figlia, occhi verdi e tante efelidi, collanine
hippy , carina e strana ,il volto e gli occhi quasi da ‘cinesina’ ,però era italianissima ,impegnata
a canticchiare sottovoce con il walkman e le cuffiette. ‘Caldo, vero ?’,
‘Aspetta da tanto? anche lei per una lettera dell’Inps, scommetto.’ E mi ha
raccontato la sua storia : impiegata in una ditta di spedizioni, voleva un
figlio che non arrivava, poi era nata Francesca , bella come il sole ma con la
sindrome di Down, vale a dire una donna con il corpo da bambina, eternamente
fanciulla e immensamente indifesa e fragile, come cristallo. Per seguire lei la madre aveva abbandonato il lavoro , Francesca aveva
una piccola pensione d’invalidità ,lei la coccolava come una regina anche se
era continuamente per ospedali , per controlli fisici e psichici. E io ho
scoperto che erano lì per controllare ,
insieme all’impiegata che li seguiva, la
‘rivedibilità’ dell’invalidità, cioè, ogni anno devono subire una visita da
parte dei medici fiscali dell’Inps, per certificare che Francesca ha quello che
ha, è così, non cambia, nel bene e del male, altrimenti niente pensione.
Pazzesco, la normalità della pazzia ‘burocratica’ è senza ritegno, ogni anno
madre e figlia vanno lì e i medici ,
quasi scusandosi per la vergogna , ‘buongiorno, tutto bene? Ok, ci vediamo tra
un anno ‘. Senza parole. L’impiegata ha chiamato la madre di Francesca, mi ha
salutato ,insieme sono sparite nell’altro
ufficio. Ho letto ancora la lettera intestata a mia madre, e veramente c’era
scritto ‘ Rivedibile tra un anno’, forse pensano che , all’improvviso , folgorata
sulla via della Santa Sanità Italica , per un miracolo improbabile buttasse via
stampelle e girello e fuggisse via, libera e felice come una giovane vecchietta o,
com’è probabile, schiattasse prima di un anno, povera mamma. E non c’è niente
da capire , niente da ridere.
giovedì 19 giugno 2014
lunedì 16 giugno 2014
QUEL CHE E'
Quel che è ,
un letto disfatto,
e sudore ,
il cuore che batte
ancora, e ancora,
occhi socchiusi
di luce
sfrontata ,
noi,
atomi
soli,
e grida, sussurri ,
silenzio.
Tu, su di me
sfinito
di morte
vivente ,
e tutto ,
e niente .
Poi,
cosa resta?
Quel che
è,
nausea d’amore
dopo la marea
,
noi,
labile
trama
di sogno
e dolore,
e tu ,
ed io,
folli di
vivere.
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