
Quando entro in un ospedale d’istinto provo quello
che più o meno provano tutti, una
sensazione di straniamento, di insofferenza al male, pensano ‘è soltanto un
controllo, sono in cura, anzi sono quasi guarita’, testa bassa e non guardare all’ansia
, all’affanno sottile di chi entra nel CUP dell’Oncologico con il trolley e il pc portatile, io so già
dai suoi gesti svagati se è un ‘habitué’ del ‘Gran Hotel Dei Mille Dolori’ o
arriva con gli occhi spaventati di chi l’accompagna, un velo di chiacchiere
lievi ma un magma di spasimi sottopelle,
una sofferenza che s’ incomincia ma non si sa bene quando finirà, e
soprattutto, ‘se’ finirà o no. Attendo il mio turno per il ‘checkup’ annuale,
il salone delle sale d’attesa era ampio , luminoso, a luglio il caldo picchia
forte ma con la climatizzazione si stava bene ,però molti si sedevano tremando
negli abiti leggeri, delimitando il piccolo spazio del sedile come fosse
‘casa’, dimora mentale sacra e inviolata dai problemi del momento e dal male
fisico, reale, guardando la gente che stava lì, come tutti, per esami o visite,
come nemici da eliminare e loro salvarsi, è una cosa normale della vita e di
più in questo ospedale, galleggiare per non affogare. Ne ho parlato con un
giovane amico internista , è uno stress sia per le persone che sono state
tristemente ‘segnate’, sia per i medici, che ‘sentono’ l’ angoscia di questa situazione e
devono trovare un equilibrio stabile per salvare vite più che si può e rimanere
saldi quando le risposte sperate non arrivano ed i dubbi corrodono, nel corpo e
nello spirito. Amore per il lavoro, penso, anche se sono ingenua a pensare che
tutti , dal primo luminare all’ultimo inserviente, facciano questo mestiere per passione, le
sgomitate per emergere, per farsi notare in questo settore ci sono, eccome !Ricordo
che , fresca d’operazione, un dottorino con barbetta e occhiali mi aveva tolto i punti di satura , io lo
guardavo con ammirazione , rimanere lì per ore a assistere i malati , che
abnegazione al dovere…’che taxista ‘a gratis’, vuole dire, dalla mattina alla sera accompagno il famosissimo
specialista da Malpensa all’ospedale, lui vive e lavora a Roma, bravo e
conteso, nei ritagli di tempo gli porto
su anche il caffè alla macchinetta automatica! Ci vada piano con la ferita, si
strappano i punti…’ Comunque, io sono entrata terrorizzata e ho trovato
comprensione ed efficienza, fiducia e un amore per la vita palpabile , una
scommessa positiva , a tutto tondo, per non lasciare abbandonati i pazienti e i
loro cari, che , se possibile , soffrono ancora di più. E penso che tra poco il
polo universitario d’eccellenza si
trasferirà fuori Milano, all’ ex area Falck di Sesto S. Giovanni, come si dice,
‘snellito’ , cioè scarnificato di esperienza e qualità, si fiutano fior di soldi,
e tanti, e la nuova Città Della Salute sorgerà, quando sarà, a spese di tutti
noi, a scapito dei pazienti, a ragione,
‘non collaboranti’! Sono qui da cinque anni, il ‘follow up’ di esami e di
controlli prosegue, ma di anno in anno vedo
assottigliarsi sempre di più infermieri, letti, laboratori, anche la
voglia di fare viene meno, sgomenta, sorretta dai volontari, quelli che han
visto la morte sorridere, ne escono fuori e a loro volta sorridono a chi deve
per forza passare mezza giornata con le flebo e la voglia di vomitare l’anima.
Questo pensavo aspettando la visita , avevo sete , cercavo una bottiglietta
d’acqua ma sono stata quasi travolta da un mucchietto di ossicini , esile ,due
occhi cerchiati ma vivissimi nonostante il foulard a fiori , regalo della
chemio, quattro anni e una volontà incredibile di esistere, nonostante la
malattia. Scorrazzava avanti e indietro con il suo passeggino, ciucciava con impegno
un ‘chupa chups’ dopo l’altro , sognava di andare da tutte le parti del mondo ,
di andare in piscina e con il fucile spara acqua bombardare gli altri bambini ,
sparare a zero anche alla paura , alla testa pelata, agli aghi endovena, alla
faccia pallida della sua mamma, incubo
senza lacrime e senza fine. C’era una determinazione, un coraggio inconscio di
essere, in un bimbo così piccolo, che tanti, medici e pazienti, per un istante
hanno sorriso, e come questo bambino, hanno sbarrato il passo ai demoni crudeli
dell’inquietudine e dell’angoscia , hanno fatto fuoco alla paura stessa. E’
positivo, e aiuta.