giovedì 31 maggio 2018

La Locanda del Matto





Un sorriso e via, fuggiva furtivo come un uomo che non si volta, mai, non aveva casa, riparo, un giaciglio bastava, rifugio per la notte, lunga, senza difese, non passava mai, meglio un bicchiere di vino novello alla locanda sul fiume e contar storie, sogno o realtà nessuno lo sapeva, neanche lui, candido bambino disarmato dalla vita bastarda, anima polverosa per mille identità stropicciate , maschera in gioco, ormai, dolente.
Un piatto fumante , in cambio il Matto - il suo nome era per tutti, anche per lui - riparava sedie zoppicanti, assi che non tenevano più, come la sua ballerina esistenza, s'ingegnava e creava splendide meraviglie, la creatività era cara a chi non sperava più, il Matto accarezzava gli oggetti plasmati con tenerezza ma distoglieva lo sguardo , riannodava i fili di bislacchi, stralunati racconti ed incominciava a narrare la sua favola d'amore e di follia, di lei,Zaira.
Zingara e selvaggia, libera chioma in anima libera, Zaira viveva solitaria nel vecchio barcone sul fiume ; lei cantava ai merli acquaioli , bisbigliava alle fate, c'erano, ne era sicura, arcane abitavano nei meandri della corrente e le facevano dono della magia, pozioni incantate per la vita , non per la morte, Zaira maliarda, o donna , semplicemente.
E s'innamorò del Matto, timido , schivo ma audace per lei, baci come diamanti, umide gocce di memoria e di salvezza nella luce impalpabile del vespro , erano notte e fulgore, diaspro evanescente di mille aurore , di mille ardori.
Ma una sera , una triste sera, Zaira scivolò tra i ciottoli infidi del torrente, annaspò e cadde senza un lamento.
Il Matto la vide e subito entrò nelle onde traditrici con disperato tormento, almeno salvarla, pensava, fragile afferrarla e tenerla a se', temerario poeta che era, ma un dio nemico aveva deciso per lei e Zaira la zingara sprofondò nei flutti dell'immenso dolore senza pena , senza vergogna, senza colpa.
E così il Matto, pazzo davvero, vedeva l'amor suo perduto ovunque, tra i bisbigli delle foglie al tramonto , sulle perle d' azzurra rugiada , nella luce dell'aurora desiderava il suo viso e sorrideva, dimentico.
E il Matto sta lì, ancora, alla locanda vicino al fiume, a chi passa e va, distratto, vino, maledizione o magia , dicendo senza fine 'Tu ci sei e sempre ci sarai, Zaira. Fata , mia fata , aspettami . 

Ci incontreremo nel sogno'.