Un
sorriso e via, fuggiva furtivo come un uomo che non si volta, mai,
non aveva casa, riparo, un giaciglio bastava, rifugio per la notte,
lunga, senza difese, non passava mai, meglio un bicchiere di vino
novello alla locanda sul fiume e contar storie, sogno o realtà
nessuno lo sapeva, neanche lui, candido bambino disarmato dalla vita
bastarda, anima polverosa per mille identità stropicciate , maschera
in gioco, ormai, dolente.
Un
piatto fumante , in cambio il Matto - il suo nome era per tutti,
anche per lui - riparava sedie zoppicanti, assi che non tenevano più,
come la sua ballerina esistenza, s'ingegnava e creava splendide
meraviglie, la creatività era cara a chi non sperava più, il Matto
accarezzava gli oggetti plasmati con tenerezza ma distoglieva lo
sguardo , riannodava i fili di bislacchi, stralunati racconti ed
incominciava a narrare la sua favola d'amore e di follia, di
lei,Zaira.
Zingara
e selvaggia, libera chioma in anima libera, Zaira viveva solitaria
nel vecchio barcone sul fiume ; lei cantava ai merli acquaioli ,
bisbigliava alle fate, c'erano, ne era sicura, arcane abitavano nei
meandri della corrente e le facevano dono della magia, pozioni
incantate per la vita , non per la morte, Zaira maliarda, o donna ,
semplicemente.
E
s'innamorò del Matto, timido , schivo ma audace per lei, baci come
diamanti, umide gocce di memoria e di salvezza nella luce impalpabile
del vespro , erano notte e fulgore, diaspro evanescente di mille
aurore , di mille ardori.
Ma
una sera , una triste sera, Zaira scivolò tra i ciottoli infidi del
torrente, annaspò e cadde senza un lamento.
Il
Matto la vide e subito entrò nelle onde traditrici con disperato
tormento, almeno salvarla, pensava, fragile afferrarla e tenerla a
se', temerario poeta che era, ma un dio nemico aveva deciso per lei e
Zaira la zingara sprofondò nei flutti dell'immenso dolore senza pena
, senza vergogna, senza colpa.
E
così il Matto, pazzo davvero, vedeva l'amor suo perduto ovunque, tra
i bisbigli delle foglie al tramonto , sulle perle d' azzurra rugiada
, nella luce dell'aurora desiderava il suo viso e sorrideva,
dimentico.
E
il Matto sta lì, ancora, alla locanda vicino al fiume, a chi passa e
va, distratto, vino, maledizione o magia , dicendo senza fine 'Tu ci
sei e sempre ci sarai, Zaira. Fata , mia fata , aspettami .
Ci
incontreremo nel sogno'.
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