
Sera
d'estate di lampi e di bufera, il piccolo peschereccio oscillava tra
flutti beffardi,come la morte ,amarissima ,che toccava in sorte ai
vecchi marinai , abituati a resistere alla fatica non a sprofondare
nel blu, risucchiati dalle alghe, sbranati dagli squali ,
addormentarsi senza sogni e senza liberazione , salvi o dannati per
sempre, cullati dal mare ,eterno bambino . La tempesta era alle
porte, il vento ululava tra le sartie brunite e lise per gli
acciacchi del tempo,un diluvio d'acqua squassava la fragile barca fin
dalle radici dell'antico legno , inutile accatastare sacchi di
zavorra , per lottare, per vedere il sole, ad asciugare pioggia e
lacrime, era vano resistere,chi poteva scappava via, prendeva il
largo con l'ultima scialuppa, in balia della fortuna. Nella plancia
di comando il capitano restava lì a combattere , le gocce salmastre
come schiaffi sul volto scavato , cercando una via di fuga tra il
dedalo di scogli altissimi mentre la ripida scogliera lo aspettava,
paziente. Non aveva scampo e lo sapeva, solo , piegato alla mercè di
Dio e della Natura, guardava la marea che ribolliva, schiumava,
puledri impazziti senza controllo, acqua sopra e acqua sotto,
ascoltava i muggii dolorosi della 'sua' nave, avevano viaggiato
insieme per i porti di mezzo mondo, e soffriva. E vedeva la sua fine,
sommerso , perdonato , in pace, forse. Però non aveva paura. Il
viso era stanco, la barca s'affossava sempre più , guardava il mare
che saliva e saliva ma era felice, pazzo e contento, cercava più su,
oltre le rocce maligne , inseguendo un sogno, gli occhi come
diamante, il corpo, bello e terribile, di un essere fantastico, donna
e, insieme ,serpente e leonessa spietata, voleva lei, la Chimera!
L'aveva vista per un attimo nel mare in bufera , voleva afferrarla,
averla, come in una lotta mortale farla sua, nell'anima e nel
pensiero, possederla all'infinito, condottiero sulle onde e nella
vita.Così, si armò di coraggio e follia e condusse la sua barca in
mezzo agli scogli, la nave si spezzò in mille pezzi, agonizzò come
persona viva, e dolente, rantolò tra gli spruzzi del salino irruente
e morì con azzurro schianto . E morì il capitano,le mani serrate
sul timone, affogato, perduto, vide il sorriso innocente e ferino di
Lei, immortale, e vincente.